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| Lug 10, 2025

AI tra Europa e USA: accelerate, frenate e dietrofront

Mentre gli USA fanno marcia indietro sui divieti, l'Europa è divisa tra norme e competitività

Abstract

Mentre la Commissione Europea pubblica la versione finale del Codice di Condotta per l’IA general-purpose, i CEO di grandi aziende europee firmano una lettera aperta chiedendo uno “stop” di due anni all’AI Act. Intanto, dall’altra parte dell’Atlantico, il Senato americano respinge quasi all’unanimità una proposta che avrebbe bloccato per dieci anni ogni regolamentazione statale dell’intelligenza artificiale.

Un paradosso che racconta perfettamente la complessità del momento storico che stiamo vivendo: tra accelerazione normativa e resistenze industriali, l’Europa si trova a dover navigare tra leadership tecnologica e competitività globale.

di Redazione 4cAi

L’Europa accelera: il nuovo codice di condotta

La Commissione Europea ha pubblicato oggi 10 luglio la versione finale del Codice di Condotta per l’Intelligenza Artificiale general-purpose, frutto del lavoro di 13 esperti indipendenti e del contributo di oltre 1.000 stakeholder. Si tratta di uno strumento volontario pensato per supportare l’industria nell’allineamento con le regole previste dall’AI Act, la prima legislazione al mondo per regolare lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale in base ai livelli di rischio.

Il documento si articola in tre capitoli. Il primo riguarda la trasparenza, con l’introduzione di un Model Documentation Form standardizzato per raccogliere tutte le informazioni essenziali sui modelli AI – dai dati di addestramento alle capacità, dalle limitazioni agli impieghi previsti. Il secondo capitolo affronta il delicato tema del copyright, fornendo linee guida pratiche per conformarsi alla normativa europea sul diritto d’autore. Il terzo si concentra sulla sicurezza e gestione dei rischi per i modelli più avanzati, quelli che potrebbero comportare rischi sistemici.

A meno di un mese dall’entrata in vigore di nuove disposizioni dell’AI Act (data chiave: 2 agosto), il Codice di Condotta rappresenta un’utile guida per agevolare le organizzazioni interessate dalla normativa.

Come ha sottolineato Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva per la Sovranità Tecnologica, “la pubblicazione del Codice rappresenta un passo fondamentale per rendere i modelli di AI avanzata non solo innovativi, ma anche sicuri e trasparenti“.

 

Il fronte del dissenso: la lettera degli EU Champions

Proprio mentre Bruxelles accelera sull’implementazione normativa, un gruppo di “EU Champions” dal valore di mercato superiore ai 3.000 miliardi di dollari lancia un appello diretto alla presidente Ursula von der Leyen. La lettera aperta, firmata dagli amministratori delegati di grandi aziende europee – tra cui Airbus, Philips, Siemens, BNP Paribas e Carrefour – chiede uno strategico “clock stop” di due anni dell’insieme normativo continentale sull’intelligenza artificiale.

Il peso economico dei supporter dell’iniziativa è considerevole: oltre 110 organizzazioni con 3,7 milioni di dipendenti complessivi. Le loro preoccupazioni riguardano “normative poco chiare e sovrapposte” che stanno mettendo “a rischio le ambizioni dell’Europa in materia di AI”, compromettendo non solo lo sviluppo di campioni europei, ma anche la capacità di tutte le industrie di utilizzare l’intelligenza artificiale alla scala richiesta dalla concorrenza globale.

Non è la prima volta che l’Europa affronta pressioni simili. Nei mesi passati, intense sollecitazioni sono arrivate dal governo statunitense, dalle Big Tech e soprattutto dai gruppi europei stessi, che considerano l’AI Act il regime più capillare e severo al mondo nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale.

 

Il contesto globale: il caso USA

Il dibattito europeo acquisisce una prospettiva ancora più interessante se confrontato con quanto sta accadendo negli Stati Uniti.

Il presidente Trump infatti aveva inizialmente proposto una strada diametralmente opposta a quella europea: una moratoria federale di 10 anni che avrebbe impedito agli stati americani di regolamentare l’intelligenza artificiale. La proposta, inserita nel vasto disegno di legge di tagli fiscali e di spesa (“One Big Beautiful Bill“) e sostenuta tra gli altri da Big Tech come Google e OpenAI, rappresentava un approccio radicalmente diverso – quasi un “congelamento” normativo totale contro l’accelerazione regolatoria europea.

Ma il Senato americano, pur guidato dai repubblicani, ha fatto marcia indietro: con un voto di 99 a 1 ha eliminato completamente la moratoria proposta da Trump.

L’emendamento per rimuovere il divieto è stato presentato dalla senatrice repubblicana Marsha Blackburn, che ha dichiarato: “Fino a quando il Congresso non approverà una legislazione federale preventiva come il Kids Online Safety Act e un quadro normativo sulla privacy online, non possiamo impedire agli stati di emanare leggi che proteggano i loro cittadini”. Anche un gruppo di 17 governatori repubblicani aveva sollecitato il Congresso ad abbandonare la moratoria.

Emerge negli Stati Uniti un approccio frammentario, dove il dibattito si concentra più sulla distribuzione dei poteri tra livello federale e statale che su una strategia normativa uniforme. L’Europa, invece, procede con un approccio “basato sul rischio”, orientato a proteggere i diritti fondamentali e a bilanciare le esigenze di innovazione.

 

Conclusioni: un bivio per l’Europa

Il momento attuale rappresenta un vero e proprio bivio strategico per l’Europa. Da una parte, la volontà di mantenere la leadership normativa mondiale con l’AI Act, dall’altra le pressioni di un tessuto industriale che teme di perdere competitività nella corsa globale all’intelligenza artificiale.

La pubblicazione del Codice di Condotta dimostra la determinazione di Bruxelles a procedere con l’implementazione normativa, offrendo al tempo stesso strumenti pratici per facilitare l’adeguamento delle aziende. La richiesta di “clock stop” da parte degli EU Champions evidenzia però quanto sia delicato l’equilibrio tra regolamentazione e innovazione.

Mentre gli Stati Uniti navigano tra approcci frammentari, l’Europa si trova a dover dimostrare che è possibile conciliare sicurezza, trasparenza e competitività tecnologica. La sfida resta costruire un ecosistema dell’intelligenza artificiale che sia al tempo stesso etico, sicuro e competitivo a livello globale.

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