Disposizioni contro la diffusione illecita di contenuti generati o alterati con l’intelligenza artificiale
APPROFONDIMENTI
Studi Legali e AI: strategie per integrare l’Intelligenza Artificiale nella pratica forense
Abstract
Il tema in oggetto ci accompagnerà a lungo, trovandosi ancora in una fase “embrionale”, tanto per quanto riguarda il mercato delle soluzioni AI destinate al nostro settore, quanto per il dibattito relativo al loro utilizzo, alle modalità operative, nonché allo sviluppo delle loro reali potenzialità. Al di là di alcune suggestioni, siamo ancora lontani da un’analisi approfondita dell’impatto che queste innovazioni avranno sulla forma mentale e sull’organizzazione dei consulenti legali, così come sulle caratteristiche del mercato legale del futuro.

Sicurezza innanzitutto
Un primo tema accomuna tutti: la rivoluzione in corso non può prescindere dalle esigenze di sicurezza dei dati e delle informazioni dei nostri clienti. Questo è il primo argomento che gran parte dei consulenti, correttamente, mettono sul tavolo nelle primissime riunioni organizzative sull’argomento.
In tal senso, è fondamentale adottare sistemi il più possibile “chiusi” da contaminazioni esterne, che consentano di dialogare e di condividere la documentazione e le informazioni pur mantenendo un ragionevole livello di sicurezza. Sono quindi da privilegiare soluzioni che non limitino, per quanto possibile, il controllo e la gestione delle informazioni e dei documenti da parte del professionista in un ambiente chiuso salvo da contaminazioni non desiderate.
Indipendentemente dalla loro intenzione di adottare soluzioni basate sull’Intelligenza Artificiale, gli studi legali, in particolare quelli più strutturati, dovrebbero, dotarsi di una policy AI da condividere con i propri professionisti per regolamentare l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale tout court nell’ambito delle attività professionali specie con riferimento a soluzioni disponibili a tutti e non testate dall’organizzazione.
Tale policy dovrà richiamare, inter alia, i rischi legati alla violazione dei diritti dello studio o dei suoi clienti, alla gestione inadeguata dei diritti di Intellectual Property, alla potenziale violazione della normativa privacy, nonché il rischio – se non, su base statistica, la certezza – di ricevere risultati errati dai sistemi di AI.
La policy dovrà inoltre proporre una serie di regole di comportamento a cui i professionisti dovranno attenersi per garantire un uso consapevole e responsabile di tali tecnologie.
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Differenziare l’approccio alla materia a seconda delle caratteristiche dello studio legale
L’implementazione di strumenti che sfruttino sistemi di Intelligenza Artificiale all’interno dello studio legale è un tema di grandissima attualità, sia per gli studi strutturati che per le boutique e i sole practitioner.
Tuttavia, a seconda del tipo di organizzazione e delle dimensioni del gruppo consulenziale, l’approccio all’analisi e, di conseguenza, all’eventuale implementazione di nuovi strumenti basati sull’Intelligenza Artificiale generativa nel ciclo produttivo, può variare significativamente.
Nel caso di studi strutturati, è utile costituire un team di professionisti e IT specialists da educare alla fase di analisi, testing e alla selezione di soluzioni AI. In questo contesto, è importante operare un’ulteriore distinzione. La fase in questione può riguardare sia soluzioni AI orientate alla consulenza, sia soluzioni AI destinate a supportare le funzioni a supporto dei professionisti (come amministrazione, IT, HR, marketing, ecc.). Ponendosi come obiettivo la semplificazione e l’efficienza dello studio, tutti i processi sono potenzialmente interessabili al fenomeno in questione.
Le soluzioni generalmente ritenute di maggiore interesse sono certamente quelle più strettamente legate all’attività stessa della consulenza legale. Tuttavia, anche le soluzioni inerenti alle funzioni a supporto possono avere un impatto significato sul ciclo operativo dello studio. Mi riferisco, in particolare, a strumenti che supportano la gestione delle agende, la traduzione, la verbalizzazione delle videochiamate, la redazione di e-mail e documenti in lingua, la selezione HR e così via. Si tratta di strumenti estremamente utili per semplificare le attività quotidiane.
Volendosi invece concentrare su soluzioni verticali inerenti la consulenza legale, la fase di testing va strutturata a seconda delle risorse a disposizione e delle attività dello studio. Ciò in quanto tali attività richiedono significativi investimenti, sia in termini di tempo che di risorse economiche.
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I principali filoni di sviluppo AI nell’ambito legale nazionale
Attualmente, limitandoci al mercato legale italiano, possiamo osservare come la maggior parte delle soluzioni “pronte” e quindi sperimentabili si concentrano su tre principali ambiti.
In primo luogo, esistono soluzioni utili a semplificare la ricerca e il matching di contenuti legislativi e giurisprudenziali. In secondo luogo, vi sono soluzioni utili a investigare in modo nuovo i propri documenti e il proprio know how (anche nell’ambito di esercizi di due diligence, o semplicemente nella gestione dei propri precedenti). Infine, esistono soluzioni che supportano il professionista nella fase di drafting di documentazione legale.
Esistono evidentemente moltissimi altri ambiti di applicazione rispetto alla nostra professione, ma al momento mi sono limitato a evidenziare gli ambiti in cui si sta procedendo più rapidamente verso un cambiamento concreto.
A seconda delle risorse disponibili, delle capacità degli utenti, e delle dimensioni del team di lavoro, le attività di analisi e valutazione delle diverse soluzioni possono differire.
Notiamo come, ad esempio, sono le strutture più dedicate alle attività stragiudiziali complesse, spesso organizzate in multipli gruppi di lavoro, che guardano già alle soluzioni AI di supporto alle attività di stesura di documentazione legale. In effetti, questo è uno degli ambiti in cui esistono soluzioni pronte, ma il loro utilizzo efficace richiede una fase approfondita di analisi e formazione. L’utilizzo di questi strumenti sta di fatto aprendo le porte ad una nuova figura professionale. Potremmo definirli “prompting lawyers”, ossia quei consulenti legali in grado di interrogare e dialogare con sistemi complessi di Intelligenza Artificiale generativa.
Le soluzioni più accessibili, indipendentemente dalla struttura organizzativa, sembrano invece essere quelle destinate a supportare il professionista nella fase di ricerca e di analisi di precedenti e documenti (siano essi giurisprudenza, contratti, atti, ecc.) nonché nella redazione di pareri legali.
Ad oggi il legale italiano ha a disposizione decine di soluzioni di questo tipo, anche se il numero di quelle che stanno effettivamente entrando a far parte della pratica quotidiana di molti studi è decisamente più limitato.
Come già accennato, le soluzioni più evolute si concentrano principalmente sulla ricerca documentale e sulle chatbot addestrate per rispondere a quesiti giuridici, anche complessi.
Nel contesto dell’analisi documentale, un aspetto cruciale è rappresentato dalla gestione e protezione dei dati e delle informazioni che vengono “iniettate” nel sistema per essere elaborate e consultate, anche attraverso domande in linguaggio naturale. Le soluzioni più avanzate puntano a garantire che l’intero processo avvenga nell’ambito di un unico ambiente chiuso, possibilmente sotto il diretto controllo del consulente o dello studio.
La differenza si costruisce affinando le capacità di adottare tecniche di prompting sempre più affinate in base alle specifiche necessità del professionista. In questo senso, è necessario che il consulente comprenda a fondo il funzionamento del sistema adottato e sviluppi la capacità di “interpretarlo”, affinché possa ottimizzare le risposte e calibrare con precisione ogni query.
Le soluzioni di questo tipo si rivelano particolarmente utili per la riorganizzazione e la consultazione rapida dei contenuti della documentazione prodotta dal team, talvolta accumulata nel corso di anni di attività. Possono essere impiegate anche per la riorganizzazione e consultazione di set di documenti più limitati, come nel caso di piccole due diligence, fascicoli specifici, o altro.
Alla medesima conclusione si può giungere con riferimento a quelle soluzioni che si propongono di offrire supporto al legale nella gestione di quesiti giuridici relativi alle diverse branche del diritto. In questo senso, esistono oggi soluzioni “chiavi in mano” in grado di affrontare domande di media complessità e che, nel costruire la risposta, possono offrire elementi di “verifica” importanti all’utente come, ad esempio, il rimando alle varie fonti citate. Fonti che purtroppo, nella grande maggioranza dei casi, ancora contano una grande assente: la dottrina.
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