APPROFONDIMENTI

| Ott 3, 2025

Dall’evento Bit by Bit, una mappa per navigare il futuro dell’AI

Istituzioni, professionisti e imprenditori a confronto
di Sara Tornatore, Responsabile Comunicazione di 4cAi

Abstract

L’intelligenza artificiale può crescere in modo responsabile solo attraverso un dialogo aperto tra istituzioni, professionisti e sviluppatori. L’evento “Bit by Bit” organizzato da 4cAi al Palazzo di Giustizia di Milano ha messo a confronto diverse visioni su come governare questa tecnologia: dalla complessità della governance italiana ed europea, al ruolo delle università nella formazione e nella tutela dei diritti, fino alle esperienze concrete di chi già utilizza l’AI. Serve regolamentazione, ma senza soffocare l’innovazione. E soprattutto serve mantenere la centralità della persona, perché l’AI è uno strumento potente che non può sostituire la responsabilità umana.

Per costruire il futuro dell’intelligenza artificiale, è fondamentale partire dal confronto. Un confronto ampio e aperto che coinvolga politici e istituzioni, tecnici ed esperti, imprenditori che sviluppano AI e professionisti che la usano. È quello che abbiamo voluto fare lo scorso 1° ottobre al Palazzo di Giustizia di Milano con l’evento firmato 4cAi “Bit by Bit: costruire il futuro dell’intelligenza artificiale”, portando sul palco i diversi punti di vista del settore e mettendo al centro del dialogo parole chiave come innovazione, diritti, qualità ed efficienza.

La centralità della decisione umana è emersa a più riprese come valore cardine: lo ha evidenziato per prima Valentina Masi, Consigliera dell’Ordine degli Avvocati di Milano, intervenuta per i saluti istituzionali. E lo ha ribadito a seguire Alessandro Renna, Founder e CEO di 4cAi, sottolineando la necessità di rivendicare un protagonismo del professionista, possibile solo attraverso la promozione di una conoscenza solida quale mezzo per generare sempre più valore. Questa centralità va intesa anche come senso di responsabilità: non è immaginabile un futuro in cui a rispondere di eventuali errori non sia lo sviluppatore o il fruitore del sistema, bensì l’intelligenza artificiale stessa. Il rischio sarebbe quello di una deresponsabilizzazione dell’attività di impresa nell’ambito dell’AI.

A partire da questi punti chiave il confronto è proseguito spostandosi più specificamente sull’esigenza di continuare a regolamentare lo sviluppo e l’uso dell’AI. Secondo i relatori, moderati da Alberto Giuffrè, Giornalista di Sky TG24, la complessità principale sta nel trovare un equilibrio tra porre dei – giusti – limiti e favorire una continua innovazione e crescita del settore.

A volte la necessità di regolamentare si scontra infatti con un’eccessiva complicazione: a livello europeo sono molti i player e i politici che per questo motivo hanno chiesto uno stop. Brando Benifei, eurodeputato e relatore dell’AI Act, in una delle tavole rotonde dell’evento, ha insistito però sull’importanza di andare avanti per dare certezza giuridica agli operatori. Dare più poteri all’AI office europeo centralizzando così maggiormente la governance consentirebbe, secondo l’Onorevole, un’applicazione più coerente delle normative e una semplificazione per le imprese.

Di contro, la scelta italiana di affidare la governance a due autorità diverse, come previsto dalla legge 23 settembre 2025, n. 132, rappresenta un elemento di forte complessità secondo Giusella Finocchiaro, Professoressa Ordinaria di Diritto di Internet e di Diritto Privato nell’Università di Bologna. Spagna e Olanda, ha aggiunto Benifei, hanno fatto meglio in tal senso, individuando un’unica autorità.

La partita insomma si sta giocando tra innovazione e regolamentazione. Le università, ha affermato Silvana Castano, Prorettrice alla Transizione Digitale e Intelligenza Artificiale Università di Milano, hanno un compito fondamentale in questo senso: formare, fare ricerca, diffondere cultura e fare innovazione. Al centro di questa missione, la tutela dei diritti fondamentali. Perché, come ha poi aggiunto nella sua lectio magistralis Marilisa D’Amico, Professoressa Ordinaria di Diritto Costituzionale, Presidente di Human Hall e Head of Advisory 4cAi, tutelare i diritti conviene anche economicamente. Sviluppando un metodo appropriato per l’applicazione delle regole, saremo in grado di creare un’intelligenza artificiale che sia affidabile, che rimanga sotto il controllo umano, e che al contempo garantisca prestazioni elevate senza essere rallentata da una regolamentazione eccessivamente restrittiva.

Sono già moltissimi gli esempi di come l’AI, se applicata nel modo giusto, possa offrire benefici concreti ai professionisti e alle imprese, senza venir meno alla tutela dei diritti. Dal mondo legale hanno portato la propria testimonianza Felice Borri, Head of Legal di Movyon, e Michele Falzone, Counsel di Giovanardi Studio Legale. Anche l’annosa questione “verremo sostituiti dall’AI?” è stata affrontata: ad emergere ancora una volta è stata una visione ottimistica in cui il lavoro del professionista subirà certamente cambiamenti notevoli ma senza essere del tutto scalzato. Mario Alberto Catarozzo, formatore esperto di AI e CEO di MyPlace, è convinto che l’AI, se ben utilizzata in studio, possa liberare tempo da dedicare ai rapporti umani. Il lavoro da fare è sì di formazione a un uso sicuro e consapevole, ma anche di mentalità.

E torna così l’importanza di un approccio human-centered, condivisa anche da Giovanni Tardini, Founder e CEO Symboolic, nell’intervista finale con Alessandro Renna. In una disamina tecnica sull’AI oggi e sui suoi possibili sviluppi in futuro, Tardini ci ha permesso di comprendere meglio il funzionamento di un modello di AI. Perché solo sapendo davvero con cosa si ha a che fare, si può pensare di ragionare insieme e contribuire alla sua crescita positiva.

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